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Dec. 5, 2025, 9:11 a.m.
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Il New York Times fa causa a Perplexity AI per violazione del copyright nell'addestramento dell'IA

Brief news summary

Il New York Times ha intentato una causa contro la startup di intelligenza artificiale Perplexity AI, accusandola di aver utilizzato milioni dei propri articoli protetti da copyright senza autorizzazione per l’addestramento di chatbot. La causa accusa Perplexity AI di aver copiato, distribuito e mostrato illegalmente contenuti del Times, mettendo in luce i crescenti conflitti tra i media tradizionali e le aziende di intelligenza artificiale in un contesto di rapide innovazioni tecnologiche. Le organizzazioni mediatiche cercano licenze adeguate e compensi per tutelare il valore giornalistico, mentre alcune aziende di AI propongono un accesso ai contenuti più flessibile, citando il potenziale trasformativo dell’IA e le sfide legate alle licenze. Questo caso potrebbe stabilire precedenti fondamentali per i diritti di proprietà intellettuale nell’ambito dell’addestramento dell’IA e sottolineare la necessità di regolamentazioni chiare che bilancino innovazione e tutela dei contenuti. Inoltre, solleva complesse questioni etiche e legali riguardo allo sviluppo responsabile dell’IA. L’esito potrebbe avere un impatto significativo sull’innovazione nell’IA, sul diritto di proprietà intellettuale e sulla relazione dinamica tra tecnologia e settori mediatici a livello globale.

Il The New York Times ha intentato una causa contro Perplexity AI, una startup di intelligenza artificiale, accusandola di utilizzo non autorizzato dei suoi contenuti protetti da copyright. Il 5 dicembre 2025, il quotidiano ha presentato un'azione legale sostenendo che Perplexity AI abbia copiato, distribuito e mostrato illegalmente milioni dei suoi articoli senza autorizzazione, per addestrare i propri chatbot, sollevando gravi preoccupazioni riguardo alle violazioni del copyright. Questa mossa legale evidenzia l'escalation delle tensioni tra i media tradizionali e le nuove società di AI, poiché i rapidi progressi nel settore hanno portato le organizzazioni mediatiche a interrogarsi su come gli sviluppatori di AI accedano e utilizzino vasti contenuti digitali. Gli enti mediatici si affidano alle protezioni del copyright per tutelare la propria proprietà intellettuale, ora messe in discussione dall’uso di opere pubblicate per l’addestramento dell’AI. La denuncia accusa Perplexity AI di aver copiato sistematicamente milioni di articoli dagli archivi del The New York Times senza ottenere licenze o autorizzazioni, violando le leggi sul copyright che proteggono i contenuti creativi originali. La causa mira a rendere responsabile Perplexity, chiedendo danni economici e un'ordinanza per interrompere ulteriori usi non autorizzati. Perplexity AI non ha ancora risposto pubblicamente, mentre gli osservatori del settore monitorano se la startup contesterà le accuse o cercherà un accordo. Questo caso fa parte di una più ampia ondata di dispute legali nel settore tecnologico, poiché gli sviluppatori di AI usano sempre più grandi set di dati, spesso contenenti testi, immagini e risorse digitali coperti da copyright di terzi, per addestrare i modelli. La questione legale su come e quando tali materiali possano essere usati per l’addestramento dell’AI rimane irrisolta. Le organizzazioni mediatiche sostengono che l’uso illimitato dei loro contenuti da parte dell’AI possa minacciare il valore e gli incentivi del giornalismo, chiedendo licenze obbligatorie e compensi.

Al contrario, alcune aziende di AI spingono per un accesso più flessibile ai contenuti, citing il potenziale trasformativo dell’AI e le complessità legate alle licenze. La causa del The New York Times contro Perplexity AI potrebbe stabilire importanti precedenti legali sui diritti di proprietà intellettuale nell’epoca dell’espansione dell’AI. Le decisioni dei tribunali modelleranno le pratiche di addestramento dell’AI e le misure di protezione per i creatori di contenuti, sottolineando l’urgente bisogno di quadri normativi chiari che bilancino innovazione e rispetto del copyright. Per il The New York Times, proteggere il proprio archivio di articoli è fondamentale per preservare entrate e integrità giornalistica; un uso non autorizzato comporta il rischio di disinformazione del brand e svalutazione. Recentemente, molte aziende mediatiche sono diventate frustrate con le startup di AI e le società tecnologiche che si appropriano dei loro materiali senza permesso, aumentando le azioni legali per difendere la proprietà e ottenere compensi. La disputa solleva anche questioni etiche sull’addestramento dell’AI, inclusa la responsabilità degli sviluppatori di riconoscere e pagare i fornitori di contenuti. Politici, esperti industriali e stakeholder discutono soluzioni come quadri di licenza, salvaguardie tecnologiche e linee guida per uno sviluppo responsabile dell’AI. Man mano che l’AI si integra profondamente nella vita quotidiana, i risultati di casi come quello tra The New York Times e Perplexity AI saranno attentamente seguiti da media, settore tecnologico e ambito legale a livello globale. Queste decisioni potrebbero influenzare la legge sulla proprietà intellettuale e il futuro dell’innovazione e della creazione di contenuti da parte dell’AI. Questa causa rappresenta le sfide poste dalle tecnologie emergenti che sconvolgono industrie consolidate, evidenziando le complessità legali ed etiche dell’era digitale. Il dialogo in corso tra i media tradizionali e gli sviluppatori di AI definirà in modo cruciale come le informazioni vengono accessate, utilizzate e tutelate, plasmando i futuri rapporti tra tecnologia e creatori di contenuti.


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